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Parrocchie storiche di Palermo: la parrocchia di S. Croce

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di Giacomo Cangialosi 

Facciata dopo il  5 aprile 1943

Facciata dopo il 5 aprile 1943

La prima notizia di questa chiesa risale, secondo il canonico Mongitore, al 1267 ma varie volte venne rinnovata: la prima tra il 1430 e il 1470 per volontà del parroco don Giovanni Terramaura, quindi nel 1545 e l’ultima più importante nel 1630 per volontà del parroco Sansone che addirittura ruotò la chiesa di 180° per far sì che l’ingresso principale fosse nella nuova strada: la via Maqueda.

Altri restauri avvennero nel 1670, nel 1720 e l’ultimo nel 1810 per volontà dell parroco don Ignazio Natale. La facciata presentava una porta centrale con sopra la statua dell’Immacolata e in alto due torri campanarie. Un’altra porta era sul lato settentrionale che si apriva in uno slargo dov’era il cimitero parrocchiale (in esso si trovava la piramide marmorea, un tempo al centro della via Maqueda, che indicava una cappellina posta nel passaggio sottostante dedicata alla Vergine detta della Volta per la quale poi si edificò l’omonima chiesa detta anche dei “vintitrì scaluna”).

L’interno era a tre navate divise da pilastri con presbiterio e due cappelle laterali all’abside, in quella di destra vi era il quadro dell’Immacolata opera del Testa e le pareti erano rivestite di stucchi toccati in oro, sotto una piccola statua dell’Ecce Homo che godeva di molta venerazione e che era appartenuta alla Serva di Dio Suor Orsola Santini teatina del monastero di S. Giuliano (forse quello stesso in marmo alabastrino che oggi è venerato nella chiesetta del Signuruzzu?); quella contigua al cappellone dal lato sinistro è dedicata al SS. Crocifisso ed in esso si osservava un ciborio marmoreo gaginesco.

Il presbiterio presentava gli eleganti stalli del coro per l’ufficiatura (fatti realizzare dal parroco don Carlo Vanni nei primi anni del XVIII secolo) ai lati con sopra due affreschi di Guglielmo Borremans (secondo alcuni di Vincenzo Manno che affrescò anche la volta della chiesa con i 4 evangelisti) , l’altare in stile neoclassico con begli angeli reggimensa e in alto il quadro della SS. Trinità di Giovanni Patricolo proveniente dalla demolita chiesa delle Stimmate. La navata di destra aveva sotto il primo arco il fonte battesimale in marmo rosso, nella prima cappella la tela della S. Famiglia opera di Filippo Tancredi e nella successiva il quadro della Vergine dell’Allegrezza dello stesso Tancredi.

La navata di sinistra presentava nel primo altare “S. Nicola di Bari” di Filippo Tancredi e nella successiva “La Madonna di Trapani” tela del 1592 poi sostituita dal quadro di S. Camillo di Lellis. In questo stesso lato vi era la sacrestia sopra la porta della quale si ammirava la tela di “S: Michele arcangelo” opera del Tancredi come pure “L’Angelo Custode” sulla porta laterale della chiesa. Il primo parroco dopo la riforma del 1600 fu don Giovanni Mazziolo.

Il 5 aprile 1943 la chiesa subì i primi danni causati dalle schegge del palazzo di fronte bombardato e quindi il 9 maggio veniva centrata da una bomba. Fino agli anni ’80 del XX secolo erano ancora visibili le strutture della chiesa che si sarebbe potuta restaurare (come successo per altri edifici più danneggiati), poi la demolizione totale ad opera della Curia arcivescovile proprietaria dell’immobile.

Oggi al suo posto il nuovo edificio del progetto Quaroni. Dopo i bombardamenti il titolo parrocchiale venne trasferito a S. Ninfa dei Crociferi (dove era già ospitata la parrocchia di S. Margherita alla Conceria che venne spostata in una chiesa di via Montalbo) quindi nel 1971 il territorio di S. Croce fu diviso tra le parrocchie vicine. Nel 1986 venne eretta allo ZEN una nuova parrocchia con lo stesso titolo parrocchiale di S. Croce attualmente però priva di sede.

Molte delle opere d’arte ivi contenute andarono distrutte dalle bombe, si salvarono il fonte battesimale oggi nella parrocchia di S. Luigi Gonzaga in via Ugdulena, la tela con la Sacra Famiglia oggi a S. Espedito, il ciborio gaginesco oggi a S. Giovanni apostolo al CEP (anche se è stato tagliato(!!!) per adattarlo alla nuova ssistemazione) e parti di un altare spostato nella chiesetta del Signuruzzu all’Olivella ma poi distrutto (resta solo il tabernacolo in marmi mischi). Nei depositi del Museo Diocesano la tela del Tancredi raffigurante S. Nicola di Bari. La piramide marmorea del cimitero, ormai smontata, e alcune campane si trovano oggi nel vicino chiostro dei Crociferi insieme a varie lapidi.


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