di Giacomo Cangialosi
La sua fondazione è da ascriversi a poco prima del 1292 in quanto, dice Mongitore, se ne ritrova il suo nome indicata con l’attributo dei Latini, in alcuni testamenti di quell’anno; recentemente è stato ritrovato un documento che la nomina addirittura nel 1259.
Probabilmente venne restaurata e ingrandita intorno al 1400 dalla regina Bianca moglie di re Martino. Fino al 1600 era unita al Capitolo Metropolitano e i parroci erano due Canonici dello stesso. Nel 1600, in seguito alla riforma, passò anche questa sotto la tutela del Senato, primo parroco presentato dallo stesso fu Don Cosmo Pietrasanta.
Fino al 1715 la chiesa, che ancora era in stile normanno con archi gotici e colonne di tufo, venne restaurata dal parroco don Giuseppe Tommaso Castelli e assunse l’attuale veste con pilastri e archi a tutto sesto con cupola nel transetto e venne riaperta nel 1724. Nel 1751 vennero effettuati lavori di restauro al campanile e nello stesso periodo anche alla facciata che venne abbellita da un’edicola con la statua dell’Immacolata e sotto la dedica al santo titolare.
Dopo l’espulsione dei Gesuiti il titolo parrocchiale venne trasferito nella chiesa di Casa Professa dal 1779 al 1805 e questa rimase come filiale. Intanto iniziavano i lavori di rifacimento della Cattedrale e anche questa si trasferì a Casa Professa per cui la grande chiesa del Gesù venne suddivisa tra le due parrocchie con le liti continue che possiamo immaginare.
Nel lato meridionale della chiesa, dove oggi vi è una piazzetta, vi era il cimitero parrocchiale e vi sporgeva il Battistero cui si accedeva dalla navata destra della chiesa. Negli anni ’30 del XX secolo la chiesa rischiò di essere demolita per il prolungamento di via Mongitore ma, grazie alla lungimiranza del parroco Vannelli, vennero scrostati i grossi pilastri ritrovando così le antiche colonne di tufo, la chiesa si salvò per interessamento della Soprintendenza ma il cimitero e il battistero vennero distrutti (si osservano ancora alcune strutture nella parete della facciata meridionale dove venne anche aperto un portone di dubbio gusto per permettere la processione di un fercolo).
Restaurata recentemente, si presenta oggi nella sua veste ottocentesca con affreschi che la decorano all’interno. Degno di interesse è il campanile che in origine era una torre di guardia eretta nel XIV secolo che sovrastava il Kemonia. Nella facciata settentrionale di esso vi era un grande orologio esistente già nel 1518, era quello che batteva la Castiddana: 52 colpi due ore dopo il tramonto (a due ore di notte secondo il conteggio all’italiana e non come hanno scritto taluni alle due di notte!) che indicavano l’uscita della ronda e invitavano i cittadini a rientrare nelle loro case. Fino al 1962 erano ancora presenti il grande quadrante dell’orologio e la loggetta campanaria scomparsi dopo gli ultimi restauri. Da osservarsi anche le monofore e le bifore con intarsi lavici.
La chiesa, orientata con il presbiterio verso est, presenta una facciata a capanna con una bella edicola barocca con statua dell’Immacolata Concezione. L’interno è a tre navate con transetto e all’incrocio delle braccia la cupola decorata con affreschi a finti cassettoni e finto lanternino. Il presbiterio presenta, alle pareti laterali, gli stalli per l’ufficiatura di elegante disegno e l’altare in stile impero da cui sono stati trafugati i bassorilievi. Nella parete di fondo una gloria in stucco. La navata di destra, ormai spogliata delle opere d’arte che la impreziosivano, presenta un Crocifisso ligneo settecentesco (restaurato nel 2013) nel braccio del transetto. In fondo la cappella del SS. Sacramento dove un tempo vi erano affreschi del Ruzzolone e una custodia gaginiana. La navata sinistra presenta sotto il primo arco il fonte battesimale (già nel distrutto battistero) dove venne battezzato il Beato Giacomo Cusmano. In una cappella si venera la statua della Madonna del Soccorso opera tardo-ottocentesca del Piscitello (già nella distrutta chiesa omonima di via Albergheria) e nel braccio del transetto il quadro ottocentesco di S. Nicolò di Bari che ha sostituito una tela più antica. Nella cappella che chiude la navata una bella statua lignea settecentesca dell’Immacolata con abito argentato. In questa cappella si venerava la Madonna della Spersa (pergamena su tavola del sec. XIII) poi passata in un altro altare laterale ed oggi esposta al Museo Diocesano nella sala dei fondi aurei. Nello stesso museo è esposto il grande quadro con la pianta topografica del territorio parrocchiale.
Recentemente è stata ritrovata la cripta sepolcrale con le salme dei parroci vestiti ancora dei loro paramenti. Presso un ingresso laterale il monumento a Corrado e Giuseppe Lancia di Brolo (benefattori della chiesa) del 1928.