di Giacomo Cangialosi
La prima notizia di questa chiesa è del 1220 mentre sappiamo che nel 1226 vi venne trasferito il titolo parrocchiale da quella di S. Cataldo. Nel 1302 avvenne l’edificazione del campanile (forse su antica torre urbica) a spese dei Chiaramonte (anche se taluni studiosi negano l’intervento di questa potente famiglia) dei quali si vedeva lo stemma in una facciata dello stesso insieme a quello del Senato e a quello degli Aragona. Poiché era la parrocchia del Senato vantava privilegi e rendite che negli anni l’arricchirono di suppellettili di notevole valore.
Un tempo si giungeva alla chiesa attraverso un andito coperto che dal Cassaro, sotto la porta detta dei Patitelli (non più esistente perchè distrutta nel 1564 per il prolungamento del Cassaro e così detta per la presenza di alcuni artigiani fabbricanti di zoccoli), arrivava in una caratteristica piazzetta (collegata alla Vucciria da una scalinata oggi non più esistente) dove si trovavano anche vari oratori di Compagnie e Confraternite. Il primo parroco dopo la riforma del 1600 fu Don Girolamo Urgel.
Oggi la chiesa, dopo gli sventramenti per realizzare il primo tratto della via Roma (1884), si trova isolata su un terrapieno cinto da una balaustra. Ai lati di questa perduta galleria di accesso si trovavano due tondi di marmo con l’Annunziata e l’Angelo e un busto dell’Eterno Padre che oggi ritroviamo all’interno della chiesa.
Più volte venne restaurata e ampliata a spese del Senato, l’ultimo importante restauro risale al 1888 ad opera di Salvatore Li Volsi. Nel lato meridionale della chiesa si trova il campanile che nel 1595 venne abbassato perchè pericolante. In esso si trova la campana della Città che serviva ad annunciare i Consigli cittadini e inoltre vi era anche la campana che batteva la Castiddana a due ore di notte (da considerare due ore dopo il tramonto) e che annunciava l’uscita della Ronda invitando i cittadini a rientrare nelle proprie case. La Castiddana veniva anche suonata dalla parrocchia di S. Nicolò all’Albergheria e da quella di S. Lucia al Borgo.
La chiesa, orientata con l’altare ad est, presenta una facciata con tre porte con portali e finestre gotici. Ai lati di quella centrale le statue gaginesche dei Ss. Pietro e Paolo (altre due statue con i Ss. Antonio Abate e Onofrio, forse anch’esse provenienti da un’antica tribuna interna poi distrutta, sono presso l’ingresso dell’ ufficio parrocchiale).
Sulla porta principale la statua marmorea dell’Immacolata del 1694 e un rosone rifatto in stile. L’interno a pianta quadrata con decorazioni a mosaico e con cupoletta emisferica con nicchie angolari, visibile anche dall’esterno, presenta un presbiterio ricostruito nel 1739 con i fastosi stalli del coro coevi scolpiti da Pietro Marino e separato dalla navata da una balaustra del 1719 di Gioacchino Vitagliano.
L’altare è neoclassico, alle pareti laterali ammiriamo due quadri di Gaspare Serenario: “Cristo e l’adultera” e “Cristo e il centurione”. La pala d’altare raffigura “S. Carlo Borromeo durante la peste di Milano” ed è opera di Giuseppe Salerno detto Lo Zoppo di Gangi (secolo XVII).
Nella navata sinistra si osserva il bel fonte battesimale di Filippo Pennino con piedistallo rappresentato da un putto che trafigge il serpente e nella parete un dipinto su lastra di ardesia di Vito D’Anna con “Il battesimo di Gesù”. Segue una “Madonna con il Bambino”, altra ardesia ma più antica della precedente. Nell’altare successivo “Immacolata” statua lignea policroma di Giuseppe Bagnasco del XIX secolo. Nella cappella di fianco al presbiterio, dedicata all’Eucarestia, si trova una bassorilievo di Antonello Gagini con storie della Passione e Angeli adoranti. In alto i tondi dell’Annunciazione e l’Eterno Padre che si trovavano un tempo nella strada coperta che dava accesso alla piazza della chiesa. Nella navata destra una scarabattola con Ecce Homo ligneo attribuito a Frate Umile da Petralia (secolo XVIII) e a seguire l’altare con un “Crocifisso” ligneo di Matteo Cinquemani. Segue una porta che immette nella sacrestia dove si può ammirare una grande tela con “Addolorata” opera di Vito D’Anna.
La cappella accanto al presbiterio custodisce la tela di “S. Antonio Abate” opera di Pietro Novelli. Degni di osservazione sono anche i capitelli delle colonne copiati su quelli del chiostro di Monreale nel XIX secolo. Nei locali adiacenti, oltre allo storico archivio parrocchiale, si trovano numerose tele dipinte più o meno pregevoli. Dopo essere usciti dalla chiesa, presso la scala si trova la cappella con busto ligneo del venerato “Ecce Homo” che proviene da una vicina piazzetta della Conceria qua trasferito quando venne “risanato” quel quartiere. E’ tale la devozione a questo simulacro che spesso la chiesa viene erroneamente nominata come chiesa dell’Ecce Homo.
Da qualche anno, dopo la morte dell’ultimo parroco, non più sostituito, la parrocchia senatoriale è chiusa al culto per cui non è visitabile.